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Latte materno e le sue proprietà

Le proprietà nutritive del latte materno

Il latte materno è il primo alimento che il bambino ingerisce dopo la nascita. La sua composizione organolettica è definita dagli esperti nutrizionisti come “completa” di tutti quei nutrienti necessari al neonato per affrontare il momento immediatamente successivo alla nascita, fino allo svezzamento.
Il latte materno va incontro, quindi, sia alle esigenze del bambino che a quelle della mamma.
Il parto rappresenta infatti un trauma molto pesante non solo per la madre, ma anche per il piccolo, che nella prima settimana dalla nascita ha bisogno di rimpiazzare le energie. Il latte materno sopperisce a questa richiesta dell’organismo, che si trova per la prima volta a contatto con un alimento del tutto nuovo rispetto ai nutrienti del cordone ombelicale.
Il latte stesso della mamma si adegua alle esigenze fisiologiche di cui il bambino ha bisogno.

Raccogliere e conservare il latte materno

Ci sono alcuni casi in cui è necessario raccogliere il latte materno e conservarlo, come per esempio quando il neonato ha necessità di stare nell’incubatrice per un certo periodo.
La raccolta del latte materno potrebbe essere necessaria anche per mantenere la produzione del latte se non si sta allattando al seno o in vista dell’aumento della sua produzione.
Il latte materno infatti può essere tirato dal seno artificialmente, per stimolare le ghiandole mammarie.
In tutti questi casi la madre si troverà nella necessità anche di doverlo conservare in modo adeguato per mantenere la sua freschezza e digeribilità.
Il latte materno si può tirare, dunque, con un “tiralatte” oppure con la cosiddetta “spremitura manuale”.
Naturalmente le mammelle devono essere stimolate nella produzione di latte in modo delicato, con pressioni e restringimenti intorno all’areola e al capezzolo, facendo prima dei massaggi per rilassare tutta la zona.
Ogni “spremitura” deve durare al massimo 5 minuti per mammella.
Nel caso in cui non si possa allattare il bambino, è necessario tirare il latte almeno 8 volte al giorno, per evitare di perderlo e di sentire fastidi al seno stesso.
Si può usare anche un tiralatte manuale o elettrico. Quest’ultimo può essere attaccato anche a entrami i seni contemporaneamente, ma sempre per lassi di tempo brevi, specie le prime volte.
Quando è già passato qualche tempo, si può continuare fino a quando il flusso si arresta da solo.
La conservazione del latte materno tirato manualmente avviene preferibilmente in un contenitore in vetro chiuso ermeticamente.
Se la temperatura esterna non è alta, può stare fuori dal frigorifero fino a 4 ore e può essere anche congelato e scongelato, ma solo all’interno del frigo.

Dal colostro al latte maturo

La produzione del latte materno, proprio in funzione della sua adattabilità, si compone di nutrienti diversi in 3 fasi distinte.
La prima è quella che va dal giorno della nascita fino a circa una settimana.
In questo lasso di tempo il latte materno di cui si nutrirà il bambino è detto “colostro”.
Il colostro appare di un colore giallognolo-aranciato a causa della presenza di betacarotene a livelli molto alti, ma anche di zinco e sali minerali che servono per dare energia e avviare un sano processo di crescita.
Si compone anche di acqua, leucociti, globuli bianchi, vitamine e contiene in proporzione minore, ma solo transitoriamente, grassi e zuccheri.
La sua consistenza è più densa rispetto al latte di transizione (quello della seconda fase) e maturo.
Il colostro è il latte che aiuta il bambino a sviluppare le difese immunitarie per affrontare i primi delicati giorni ed il resto della vita.

Il sistema immunitario infatti sarà fortificato, secondo quanto affermano diverse ricerche scientifiche, in quanto sarà meno esposto ad allergie, asma, funghi intestinali quali la candida albicans, e in generale avrà migliori funzioni digestive per la creazione di una buona flora batterica.
Il colostro contiene anche lattoferrina, sali minerali, proteine proprio per contrastare il cosiddetto “calo di peso fisiologico” che si registra subito dopo la nascita e che di solito si aggira intorno ai 100-200 g.
Il colostro è ricco anche della cosiddetta immunoglobulina secretoria A, che serve per le difese di gola, polmoni e ancora una volta dell’intestino, dal contatto con i batteri provenienti dall’esterno.
Il bambino alla nascita presenta una certa concentrazione di bilirubina e potrebbe tendere all’ittero.
Il latte materno è utilissimo per aiutare a riportare i livelli di bilirubina nella norma, facilitando la sua eliminazione attraverso le feci. Le prime feci, che si presentano di colore scuro verdastro, sono dette “meconio”.
Il latte di transizione è invece quello che il neonato ingerisce dopo circa 20 giorni dalla nascita.
E’ meno denso del colostro e contiene soprattutto zuccheri e grassi, mentre diminuisce leggermente la presenza di sali minerali e proteine.

Le variazioni di nutrienti che si verificano in questa fase servono a fornire quelle calorie necessarie in rapporto al peso esiguo del neonato, che ha bisogno di rinforzarsi.
Nell’ultima fase il latte materno cambia ancora la sua composizione che si mantiene tale fino al momento dello svezzamento, che di solito inizia intorno ai 6-7 mesi di vita.
Tra i nutrienti del latte materno l’unico che è carente è il ferro, ma la natura ha saputo agire come sempre in modo sapiente, perché i bambini appena nati hanno già delle scorte sufficienti che non provocheranno mai un deficit.
Inoltre, se il ferro nel latte materno fosse abbondante, potrebbe anche portare ad avere problemi intestinali sopratutto per la moltiplicazione di alcuni batteri, quali l’Escherichia Coli, che come è noto è molto dannosa.
In realtà la carenza del ferro nel latte materno fa in modo che il neonato non sia troppo esposto alle infezioni, in particolare del tratto intestinale.

La capacità del latte materno di proteggere il bambino dallo sviluppo di intolleranze alimentari e di allergie è dovuto al fatto che contiene le immunoglobuline dette anche “IgA”.
Questa sorta di “barriera” si estende fino all’età adulta semplicemente perché, se il neonato si alimenta per qualche mese del latte materno, non dovrà assumere quello artificiale.
Il sistema immunitario in tal modo riesce a sviluppare le difese immunitarie necessarie, avendo a disposizione tutto il tempo necessario.
Sono tuttavia rari i casi in cui un neonato risulti allergico al latte materno e, se ciò accadesse, bisognerebbe nutrirlo senza lattosio.

Il latte materno non ha solo vantaggi di tipo nutrizionale praticamente inimitabili da qualsiasi altro latte naturale di derivazione animale o artificiale, ma è anche un alimento che non costa nulla.
Inoltre, non ha bisogno di nessuna misura di conservazione ed è già pronto alla giusta temperatura.

Oltre alle 3 fasi di composizione organolettica del latte materno, bisogna sapere che quello maturo è anche diverso durante una poppata, perché nella parte finale risulta più ricco di lipidi, in modo che il bambino senta un senso di sazietà. Questo aspetto, come molti altri, non è replicabile dal latte artificiale.

La produzione del latte materno

In casi non molto frequenti ci sono dei problemi rispetto alla produzione del latte materno per diversi motivi, tra cui lo stress, la stanchezza, l’agitazione che sono per lo più di tipo emotivo.
Il fattore “meccanico” che invece influisce sull’eventuale poca produzione di latte, è che i seni non sono adeguatamente stimolati dalla suzione del bambino, per i motivi sopra elencati o perché il neonato fa poppate brevi e disturbate da fattori esterni.
E’ quindi importante che l’allattamento ai seni avvenga di frequente (8-13 volte al giorno), in modo alternato ed in base alle richieste del bambino.
Le poppate devono riguardare entrambi i seni e la madre deve nutrirsi adeguatamente, dormire un tempo sufficiente e soprattutto bere molto.
Per l’assunzione di cibi particolari bisogna consultarsi con il proprio medico ed esistono alcuni alimenti che favoriscono una maggiore produzione lattea.

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